“Si dicono santi e nello stesso tempo
peccatori coloro che si sono dedicati a Dio e hanno separato la loro vita dalla
situazione usuale di tutti per servire il Signore – si dice dunque santo un
uomo in quanto si è dedicato al servizio del Signore, eliminando tutte le altre
attività – ma può anche accadere che,
proprio nel servire il Signore, non faccia ogni cosa come dovrebbe essere
fatta, ma venga meno in alcune cose e pecchi. Come infatti colui che si separa
e si segrega da tutto per acquisire una
disciplina, la medicina ad esempio o la filosofia, certamente non è perfetto
appena si è dedicato alla disciplina, così da non trovarsi mancante in qualche
cosa, anzi piuttosto attraverso molti sbagli arriverà con fatica una buona
volta alla perfezione e, tuttavia, appena si affida a scuole siffatte è cosa
certa che è annoverato tra i filosofi o tra i medici; allo stesso modo si deve
pensare dei santi, cioè che appena uno si dedica all’impegno della santità, in
relazione a ciò che si è proposto, viene chiamato santo. Ma in relazione al
fatto che necessariamente cadrà in molte mancanze finché con l’abitudine e la
disciplina e la diligenza non si allontani da lui la consuetudine del peccare,
si chiamerà, come abbiamo detto, anche peccatoreˮ (Origene, Omelie sui Numeri, 10, 1).
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